Dopo un anno e mezzo di duro lavoro, è giunta al termine la ricerca condotta sulla valutazione di impatto economico e sociale dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue (Avis). La ricerca è il risultato dello sforzo intrapreso dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (Cergas) dell’Università Bocconi, insieme ad Avis, di giungere alla definizione di un modello di valutazione capace di misurare, quantificare e comunicare gli impatti sociali ed economici delle attività che l’organizzazione stessa promuove, nonché di offrire un contributo all’acceso dibattito sollevatosi, a livello internazionale, attorno al tema della Valutazione di Impatto Sociale (VIS).
Tra i vari metodi disponibili per la valutazione degli impatti sociali, si è scelta in questo caso un’analisi SROI, sia per la sua coerenza con gli obiettivi dell’Associazione (giungere ad una valorizzazione in termini monetari dei benefici percepiti da donatori e volontari), sia perché ancora poco diffusa in ambito sanitario (e ancora meno in ambito di associazioni o federazioni di donatori di sangue), sia infine perchè considerevolmente poco utilizzata anche nell’ambito dell’associazionismo e più in generale del Terzo Settore italiano.
Tutti i risultati sono disponibili nel volume “La VIS di AVIS – La Valutazione Economica e Sociale dell’Associazione Volontari Italiani Sangue”, a cura di: Vincenzo Saturni, Giorgio Fiorentini, Elisa Ricciuti, Franco Angeli editore, 2017.
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In estrema sintesi: un focus sull’analisi dei benefici
I dati sulle aree di impatto sociale generato sono stati raccolti da questionari compilati da 1.023 donatori rispondenti, fra donatori e volontari Avis, distribuiti su 4 sedi campione. In ambito sanitario e di prevenzione, una media di circa il 13% dei donatori ha potuto usufruire di una diagnosi precoce di qualche patologia attraverso i test di qualificazione sierologica e le visite medico specialistiche che precedono la donazione di sangue. Tutto ciò, oltre a informare in anticipo il donatore sulle mutate condizioni di salute, ha comportato anche significativi risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale.
In tema di alimentazione corretta, i rispondenti hanno dichiarato che il 56,8% del miglioramento del proprio regime alimentare è da attribuirsi al fatto stesso di essere donatori e/o volontari Avis. Il 21,1% ha ritenuto anche importante ridurre il consumo giornaliero o settimanale di alcolici. Parte del campione ha inoltre affermato di aver modificato i propri comportamenti come fumatore, o eliminando del tutto l’abitudine (24%) oppure riducendo il consumo giornaliero di sigarette (6,3%).
Anche nell’ambito dell’attività fisica l’impatto è stato significativo, con il 26,2% degli intervistati che ha aumentato le ore settimanali dedicate all’esercizio fisico. Anche il sottogruppo delle persone con più di 40 anni ha modificato questi comportamenti nella misura del 18,4%.
I benefici in termini di autorealizzazione e di sviluppo delle relazioni sono anche consistenti. Circa il 30% dei donatori e volontari ha stretto rapporti interpersonali con altri associati, con una media di 5,1 persone conosciute. Ed è molto alta (tra il 91% e il 100%) la percentuale di donatori e volontari Avis che afferma di aver accresciuto il proprio senso di soddisfazione e autorealizzazione grazie al compimento di un gesto solidale ed altruistico. Nel tentativo di quantificare il valore che viene attribuito dai donatori all’esperienza della donazione, lo studio ha determinato un ammontare di 17,85 € per donazione, valore ottenuto dalla somma dei costi di spostamento per arrivare al centro trasfusionale o all’unità di raccolta dell’associazione, dal costo opportunità del tempo (in termini di rinuncia ad altre attività personali o lavorative) e da un’ipotetica disponibilità a pagare per l’attività di donazione.
Inoltre, per quanto riguarda l’attività formativa, in media nel 68% dei casi i volontari ritengono che l’esperienza di volontariato condotta presso Avis abbia accresciuto in misura significativa le loro conoscenze e – più rilevante – nel 60% dei casi si riconosce che tale esperienza abbia inciso positivamente sull’ottenimento dell’attuale posizione lavorativa.
Infine, si è indagata l’eventualità che l’esperienza avuta come donatore o volontario Avis possa aver rappresentato l’occasione per sviluppare una maggiore sensibilità nei confronti di altre organizzazioni del Terzo Settore. I rispondenti hanno dichiarato che tale esperienza spiega al 32% il fatto che svolgano attività di volontariato per altre organizzazioni e al 23% il fatto che effettuino donazioni monetarie in loro favore.
Gli SROI delle 4 sedi analizzate
Cosa abbiamo imparato?
I risultati confermano che il valore dell’Associazione va ben oltre i benefici strettamente “sanitari”, seppur fondamentali, e si estende alla promozione di stili di vita più sani, alle dimensioni di capitale sociale, umano e relazionale, finanche al rafforzamento della cultura del dono e del volontariato.
Dal punto di vista metodologico, la ricerca conferma quanto sostenuto da una vasta letteratura in materia di valutazione: uno dei principali pregi di questi processi, a prescindere dal metodo utilizzato (l’indice SROI in questo caso) consiste proprio nella capacità di alimentare meccanismi di apprendimento organizzativo, consentendo l’identificazione di punti di forza e debolezza e l’implementazione di azioni correttive, atte a massimizzare il potenziale di impatto organizzativo (in questo caso, delle sedi Avis analizzate). Gli esiti di tale studio e la sua articolazione metodologica rappresentano un punto di riferimento nello sforzo di definire prassi e standard valutativi specifici, la cui applicazione può essere estesa non solo ad altre sedi Avis, ma ad altre organizzazioni che, pur essendo attive in settori differenti, promuovono attività e programmi capaci di generare impatti sociali analoghi a quelli qui considerati.
Adesso è giunto il momento di girare pagina e continuare nelle nostre ricerche: al momento ci stiamo dedicando anche ad altri metodi…tenete alzate le antenne, novità in arrivo!